Un album interamente di sua composizione - Giocando Con I Bottoni, pubblicato appena prima dell' estate - che ha destato molto interesse, concerti in luoghi prestigiosi quali il Blue Note di Milano e l' Auditorium del Parco della Musica di Roma, vincitrice del premio Piero Ciampi 2013. Un curriculum già da invidiare quello della giovane, giovanissima, pianista Giulia Mazzoni. Uscita dalla scuola Verdi di Prato, attualmente studente al Conservatorio di Milano, Giulia si è tenuta intelligentemente ben lontana da sensazionalismi e dichiarazioni ad effetto ed in poco tempo ha ampiamente dimostrato di avere una solida preparazione tecnica per sostenere idee artistiche e musicali molto chiare. Pur avendo come punti di riferimento, ovviamente, pianisti classici quali Debussy, Mozart, Chopin e Satie , non ha paura però di contaminare il classico con il moderno e con la sperimentazione, a presagio di un interessante e stimolante futuro artistico. A pochi giorni dal concerto di Roma, ho la possibilità e il piacere di poter fare a Giulia alcune domande...
Una formazione classica richiede ovviamente passione ma anche tempo dedicato all’ esercizio, abnegazione e disciplina. In un’età che è piena di input “esterni”, come sei riuscita a gestire la naturale vita da adolescente rispetto a questo percorso formativo rigoroso ?
Non è stato sicuramente facile. Mentre molti miei amici uscivano io passavo le ore da sola al pianoforte. Non ho mai vissuto la mia adolescenza in maniera tradizionale come molti miei coetanei. Ho fatto molte rinunce forse, ma le ho vissute con grande naturalezza e felicità.
È stata comunque una scelta che rifarei mille volte. La passione e l'amore per la musica erano e sono ancora oggi la forza, la spinta, il fuoco che mi hanno permesso e mi fanno andare avanti.
Quale processo hai seguito per la composizione dei brani che sono andati a formare Giocando Con I Bottoni ? E in quanto tempo sono nati ?
Ogni composizione ha una sua storia e un periodo diverso di gestazione. In generale, posso affermare che "Giocando con i bottoni" è una raccolta fotografica. Sono 14 fotografie nelle quali mi racconto e descrivo, attraverso le note, momenti di vita vissuti, sensazioni, visioni, sogni, emozioni provate. Il mio processo compositivo parte infatti dalle immagini e dalle sensazioni: vivendo provo emozioni e scatto foto che chiudo dentro a dei cassetti della mia anima. Il pianoforte è la chiave che apre questo scrigno e sviluppa le fotografie attraverso un processo compositivo che inizialmente parte dall'improvvisazione e da un confronto diretto con lo strumento. Una sorta di seduta di psicanalisi, un dialogo profondo tra me e il pianoforte. Successivamente, fisso sul pentagramma, sulla carta, il resoconto di questo confronto compiendo un lavoro di scrittura tradizionale e, come diceva Catullo, di "labor limae", limando con lo scalpello il mio vissuto, per rendere migliore e più vicina alla realtà l'immagine che desidero rappresentare.
L’improvvisazione, anche applicata al repertorio classico, è sempre stata un genere musicale ben preciso e con una sua tecnica particolare che va ad avvalorare il talento naturale e/o la predisposizione. C’è stato nella tua formazione un periodo dedicato a questa arte?
E non hai mai pensato di fare concerti basati sulla sola improvvisazione ?
Mozart improvvisava come altri moltissimi compositori della tradizione. Ho una formazione classica e studi classici ma sono sempre stata curiosa e aperta alla sperimentazione e a generi diversi. Lo studio dell'armonia e della composizione classica mi hanno permesso di sviluppare una capacità improvvisativa diversa da quella jazz ma comunque valida e utilissima che, unita alla mia creatività e fantasia, ha trovato una applicazione pratica nelle mie composizioni.
Per mio personale interesse e curiosità ho seguito anche per un periodo dei corsi di pianoforte jazz e dei masterclass. È un linguaggio che non posseggo ma è stato bello conoscere e giocare con le costruzioni in maniera diversa. È stato estremamente utile. Un dottore deve avere una conoscenza generale poi si specializza ovviamente. Vorrei conoscere il più possibile, ci sono così tante cose belle e a portata di mano intorno a noi, perché non provare a prenderle e privarcene?
I tuoi interessi non si fermano alla musica, ma spaziano dalla pittura al teatro alla scrittura. Non hai mai avuto la tentazione, mentre componevi i brani contenuti in Giocando Con I Bottoni, di creare canzoni vere e proprie ?
È vero, ho molti interessi. Amo soprattutto l'arte in tutte le sue manifestazioni e forme. Mi emoziona profondamente. Non ho ancora mai pensato di scrivere canzoni. La mia musica nasce da delle immagini e anche dalle parole ma il risultato finale è solo strumentale. Il linguaggio che utilizzo, le mie lettere, sono le note. Non so se scriverò delle canzoni in futuro, chissà...al momento comunque sono concentrata unicamente sul linguaggio delle note e sul rapporto con il pianoforte. Mi piace la musica strumentale perché riesce a farci viaggiare liberamente con la fantasia, provare sensazioni diverse, sognare.
In questi ultimi anni sono molti gli autori “giovani” nati “all’ ombra del pianoforte” e, relativamente in poco tempo, fattisi conoscere da un pubblico più ampio rispetto a quello del genere a cui sono legati (penso, con le dovute distinzioni di genere musicale, a te, a Bollani, Allevi, Einaudi..). A tuo parere è segno di una diversa sensibilità del pubblico “generalista” verso la musica, oppure curiosità verso generi poco frequentati dalle radio e televisioni, o che altro ?
Penso che l'avvicinarsi del pubblico alla musica strumentale sia il chiaro segno che la gente ha bisogno e voglia di un cambiamento. Stiamo vivendo un periodo difficile dal punto di vista economico, sociale, politico. Periodo buio nel quale cercano di ammazzarci anche i sogni ma vedo che le persone stanno iniziando a ribellarsi e penso che il valore dell'arte e della cultura siano un buon punto dal quale ripartire. Ho speranza nel futuro, ci sono dei piccoli segni che mi fanno sperare che le cose cambieranno.
Le soddisfazioni non stanno mancando: prima il record di visualizzazioni del tuo video “Piccola Luce” su Youtube, ora la conquista del premio Ciampi 2013, i concerti al Blue Note di Milano e, fra poco, all’ Auditorium Parco Della Musica di Roma... Quale pensi possa essere l’elemento della tua musica che aggancia l’interesse di un ascoltatore e che lo porta a seguire quel che hai creato ?
È una domanda difficile. Non ti so dire perché alle persone piaccia la mia musica. In generale posso dirti che vorrei che attraverso la mia musica potessero ritrovare un po' di serenità e per quei pochi minuti viaggiare, volare, sognare. Il mio pubblico forse sono proprio loro, i sognatori, e la mia musica piace forse perché permette a loro di viaggiare con il cuore e la fantasia.
Oltre al repertorio di tua composizione, in concerto proponi “Valzer op. 69 n.1” di Chopin che va a trasformarsi in “Get Lucky” dei Daft Punk. Operazione coraggiosa, ben sapendo quanto a volte possono essere “puristi” e poco inclini alla sperimentazione gli amanti del classico…
Un esperimento che sintetizza quello che sono, una ragazza curiosa e aperta. In questo esperimento c'è la voglia di far dialogare due mondi apparentemente lontani in un dialogo improbabile ma possibile grazie al potere del suono, alla musica, che non ha limiti. Tutto è nato da una riflessione, una mattina davanti a un cappuccino caldo: " ...ma se Chopin incontrasse i Daft Punk cosa succederebbe ?”
Non mi sono posta il problema di cosa pensassero i puristi della musica classica, ho seguito la fantasia e il cuore. Lo farò sempre nel segno della massima onestà intellettuale. La musica non ha dei limiti, la mente umana ne ha. Vorrei tentare di seguire l'orientamento della musica.
Non ti chiedo quali sono i tuoi autori preferiti (anche perché lo so, Chopin e Debussy). Ti chiedo invece: se dovessi domani incidere un album di sole composizioni classiche – o moderne, spingendoci fino al pop o al rock – che compositori e brani sceglieresti, e perché ?
Probabilmente inciderei questo album... Le motivazioni derivano dall'emozione profonda che ognuno di questi brani suscita in me:
Chopin, “Notturno op. 9 n. 1”
Beethoven, “Sonata per pianoforte n.14” in DO diesis minore op. 27 n.2
Satie, “Trois gymnopédies”
Debussy, “Children's corner”
Ennio Morricone, “Playing love”
Jelly Roll Morton, “The Crave”
Dave Brubeck, “Blue rondò a la turk”
Michael Nyman, “Big my secret”
Philip glass, “Truman sleeps”
Brian Eno, “By this river”
Franco Battiato, “Gli uccelli”
Tears for fears, “Mad World”
Yann Tiersen, “Comptime d'un autre été”
Nine Inch Nails, “Hurt”
David Bowie, “Space oddity”
Madonna, “Frozen”
Lou Reed, “Perfect day”
John Cage, “ 4'33" “
Foto di Alessio Pizzicannella
Un ringraziamento ad Emanuele Chiodini per l' ispirazione ad alcune domande